Ogni giorno possiamo scegliere di intraprendere nuove strade, di darci nuove possibilità e di mettere la nostra esperienza e professionalità al servizio di chi ne ha più bisogno.
Ad esempio, Claudia è un’insegnante di yoga terapeutico per il trauma che abbiamo conosciuto quando organizzava un festival, che nei mesi scorsi abbiamo ritrovato impegnata in un progetto speciale con il quale ha portato lo yoga in carcere.
Claudia vive a Milano, proprio vicino al Carcere Circondariale di San Vittore, dove per qualche mese ha portato lo yoga come strumento efficace per regolare il sistema nervoso.
“Lo Yoga è una disciplina che ha un effetto molto positivo sulla capacità di aumentare la finestra di tolleranza del proprio sistema nervoso e numerosi studi clinici ne dimostrano l’efficacia per il recupero post traumatico. In questo senso è quindi un vero percorso verso il potere personale e, se offerto al più ampio numero di persone possibile, ha la forza di creare un impatto positivo sulla società in genere”.
[Claudia Buzzetti]
Claudia ha portato questa sua iniziativa in modo totalmente volontario, ma vorrebbe dare seguito a questa offerta attraverso l’Associazione Shreem ETS di cui è presidente. Per farlo, ha organizzato una raccolta fondi e a tale scopo ha attivato una campagna su Gofundme con la quale ha iniziato a raccogliere donazioni utili al suo scopo.
Io Donna nel raccontare l’iniziativa di Claudia e di altri insegnanti che utilizzano lo yoga per aiutare le persone in difficoltà, parla di dati del Ministero della Salute che evidenziano come il 40% per cento dei reclusi soffra di disturbi psichici, causati da forme di dipendenza da sostanze, problemi nevrotici e di adattamento.
Ci sono studi che evidenziano come lo yoga possa essere un’ottima risposta alle situazioni traumatiche come quelle che vivono i malati, i carcerati e in generale tutti coloro che si trovano in una condizione di marginalità.
Claudia ha lavorato con detenuti tra i 19 e i 25 anni all’interno del carcere di San Vittore ed è stata spesso ringraziata per quello che offriva a questi ragazzi. Oltre alle lezioni di yoga ci ha raccontato che ha creato un piccolo archivio delle pratiche che settimanalmente lasciava ai ragazzi per praticare tra un incontro e l’altro, come se fossero dei “compiti a casa” corredati anche da un rudimentale tracker dove poter segnalare l’effetto della sequenza lasciata loro ogni settimana.
“É incredibile vedere ciò che mi ritorna e l’effetto concreto che queste pratiche hanno sui ragazzi” .
[Claudia Buzzetti]
Claudia, durante le sue attività per lo yoga in carcere, ha integrato strumenti dello Yoga classico con pratiche somatiche e di embodiment volte ad aiutare i praticanti a sviluppare una mindfulness nel corpo e a trovare le strategie per cambiare.
Sembra che la sua attività sia stata la più apprezzata e in poco tempo è passata da uno a due gruppi, con una lista di persone in attesa di poter praticare con lei. Noi siamo molto felici di questi risultati e le siamo grati di averci coinvolto. La nostra parte in confronto al suo lavoro è piccola, perché ci siamo impegnati offrendole i nostri tappetini da utilizzare durante le lezioni, ma siamo davvero contenti di sapere che le siano serviti per uno scopo sociale e collettivo.
Insieme a Claudia, c’erano poi Teresa Sebastiani (responsabile dell’area medica del reparto dei giovani adulti ed ex medico senza frontiere) che supervisionava e si confrontava costantemente con Claudia in questo percorso e suo marito Ruggero Giuliani, Direttore Sanitario del carcere e vice-presidente di Medici Senza Frontiere.
A tutti loro vogliamo dire un grande grazie e alla nostra community chiediamo di aiutarci a diffondere questa iniziativa condividendola per far conoscere ai più quanto lo yoga possa essere uno strumento importante per superare le difficoltà.
Namasté