a cura di Susanna Petternella
Qualcuno ha scritto che felicità è “un cuscino di piume, l’acqua del fiume che passa e che va…”
Mi scuso per la citazione non esattamente colta, ma funzionale e non troppo lontana dalla verità.
Perché, tutto sommato, come indica il proverbio, la felicità è nelle piccole e semplici cose.
Proprio come un morbido cuscino, non di piume che preferisco indossate dai legittimi proprietari, che ti accoglie quando sei stanco, o l’acqua del fiume che passa e che va, come la felicità, che non si ferma troppo, solo qualche istante.
Mi basta questo, mi posso accontentare di piccoli istanti felici.
Li metto uno in fila all’altro e mi ritrovo così felice e contenta per sempre, come nelle fiabe!
Felice e contenta, che non è la stessa cosa, altrimenti le fiabe finirebbero diversamente:
e vissero tutti felici, felici, oppure contenti, contenti.
Scherzi a parte:
Felice – dal latino Felix, che riporta al verbo Feo il cui significato è produco, proprio nel senso di fecondo.
Contento – dal latino contentus, cioè contenuto.
Quindi se son felice son fecondo, se son contento son contenuto.
Pensare alla felicità come istante fecondo mi piace tanto: istante che produce, istante creativo!
Ho letto da qualche parte che per essere creativi, cioè per saper vedere quello che ancora non c’è, dobbiamo mettere a tacere i nostri pensieri abitudinari.
La nostra mente per essere feconda, deve poter accedere a spazi vuoti, nuovi e silenziosi.
Una mente carica di pensieri, coinvolta in gesti ripetitivi, in situazioni sempre uguali, si impoverisce, non produce più, diventa sterile, cioè infelice.
Qui entra in scena l’importanza di essere contenti, contenuti, nel senso di sapersi contentare, o accontentare.
Il saper essere soddisfatti di ciò che si ha, tranquillizza la mente, allontana i pensieri, favorisce la calma e il sorriso.
La mente si svuota, il tempo si dilata, le condizioni sono prospere per accogliere attimi creativi di felicità.
Non è poi così difficile essere felici, è sufficiente provare ad essere contenti.