A cura di Elisa Annovi
Osservare le abitudini quotidiane, capire se ci vanno bene, decidere come e quanto cambiarle è un’operazione rivoluzionaria e che dona grande libertà.
Abbiamo visto, nel post precedente, come questo può accadere anche nelle attività, o “opere” legate ai “doveri” di casa da svolgere ogni giorno oppure settimanalmente.
Un ulteriore grado di libertà si può ottenere facendo intervenire di nuovo per prima la MENTE, che osserva, valuta e ri-organizza.

Attività che abbiamo sempre considerato settimanali, a seconda del numero di abitanti dello spazio, dell’educazione e di quanto ognuno riesce a darsi da fare per tenere in ordine e pulito l’ambiente, possono tranquillamente diventare bisettimanali. Ad esempio, la pulizia dei pavimenti in legno può prevedere un passaggio ad acqua settimanale e un passaggio con un detergente nutriente una volta ogni due settimane. Se la casa è poco utilizzata si può anche arrivare ad una volta al mese (se chi entra in casa si toglie le scarpe e se non si abita a piano terra).
Questa idea applicata e ampliata a varie attività, introduce un elemento molto interessante: la natura ciclica del tempo.

Cerchiamo di capire, valutare con occhi nuovi, i clicli giusti per ogni operazione da svolgere. È una cosa molto personale che ha a che fare con il “senso del pulito” che ognuno di noi ha ereditato dalla famiglia di origine o quello che si è formato in noi crescendo.
Per le donne comprendere questo concetto di ciclicità è immediato, perché sono naturalmente portate ad uno stretto legame con i cicli lunari, ogni luna nuova qualcosa si rinnova o comincia in modo nuovo.
Capire bene i tempi per ripetere le azioni che magari oggi meccanicamente facciamo settimanalmente o giornalmente, significa rintracciare quantità di tempo, che oggi non ci sembra possano essere a nostra disposizione.
Che ce ne facciamo di questo tempo? Possiamo cogliere l’occasione per iniziare un’attività molto nutriente di affinamento degli spazi che abitiamo con la nostra personalità.
Spesso non abitiamo soli, allora se a qualcuno interessa quanto a noi questo percorso di trasformazione significherà che gli spazi non avranno la personalità di uno solo ma saranno un insieme delle personalità di chi decide di entrare nell’evoluzione del luogo.
In maniera molto semplice, mensilmente possiamo muoverci nello spazio di cui ci vogliamo prendere cura e possiamo osservarlo di nuovo con atteggiamento distaccato, come se fosse di qualcun altro. Possiamo pensare “se fosse mio preferirei fare questo cambiamento”.

Mentre giriamo per lo spazio con un foglio e una matita in mano, consiglio di fare tre liste:
- una con le cose di carattere generale che non ci convincono nella struttura dello spazio (il colore delle pareti, le tende, il pavimento), in tre parole “l’insieme”;
- una con le zone e gli angoli che non ci convincono e vorremmo cambiare, ovvero “le parti” ;
- un’ultima lista, composta dalle cose che hanno bisogno di essere sistemate (rubinetti che gocciolano, feltrini delle sedie da cambiare, ecc.), “la salute” della casa.
È un’operazione che richiede circa un’oretta se lo spazio è molto grande.
A volte, capire cosa non ci piace dell’insieme è la cosa più difficile, allora suggerisco di annotare le sensazioni spiacevoli che ci provoca lo spazio e di tenere questa lista in vista. È molto probabile che giorno dopo giorno ci si chiarisca da quale punto partire per sistemare il tutto. Dopodiché, possiamo organizzare ciò che c’è da fare in modo da prevedere ogni settimana, oppure ogni 15 giorni, le attività da svolgere per aggiustare ciò che ne ha bisogno di essere sistemato, cosicché in un paio di mesi – senza faticare – tutto tornerà di nuovo in salute.
Con a portata di mano la lista di ciò che non ci convince più “nell’insieme” e nelle “parti” occorre passare dalla mente alla pancia.
Qual è il motivo per cui non ci piacciono più queste cose? Rappresentano un nostro gusto passato? C’è qualcosa che non va nelle proporzioni dello spazio o nella luminosità dello spazio? Abbiamo voglia di introdurre qualche elemento più materico? Più naturale?
Quando si approccia allo yoga e alla meditazione, ci si accorge che non si è più la stessa persona, o meglio, pian piano si diventa la persona che si è davvero al di là della maschera che crescendo ci siamo creati per piacere a tutti quelli del nostro entourage ed essere accettati.
Ecco allora che magari attorno ai 35/45 anni si finisce con l’abitare spazi che sono perfetti per la maschera che si portava a 30 anni ma non sono più giusti per noi.
Oppure può capitare che crescendo la nostra sensibilità diventi più sottile, così uno spazio che già dall’inizio aveva una proporzione scorretta, solo una volta raggiunta una sensibilità volumetrica ci sembra sbagliato, prima non ci si faceva caso.
In ogni caso, molto tranquillamente, si può iniziare a procedere per “aggiustare” o semplicemente personalizzare ancora di più gli spazi che viviamo.
Come mediatori abbiamo una grande possibilità di fermarci nello spazio e collegarci, proprio con la pancia, al luogo attorno a noi. Cerchiamo di posizionarci al centro dello spazio e cerchiamo di sentire se c’è
qualche parte che preme o qualche parte che è troppo lontana.
Ad esempio, se sentiamo il soffitto opprimente si potrà lavorare con i colori sulle pareti per alzare lo spazio, basta una fascia del colore del soffitto che scende nelle pareti per 20 cm per alzare lo spazio immediatamente, riproporzionandolo.


Sempre lavorando sui colori delle pareti e del soffitto si può diminuire l’eccessiva luminosità degli spazi con colori opachi e spenti o, al contrario, si può aumentare con colori brillanti e chiari. Su qualsiasi tono, fare una o più righe chiare illumina immediatamente la stanza.
A volte lo spazio è giusto, la luce è giusta ma il pavimento non ci piace più. Oggi esistono pavimenti di pochissimi millimetri in legno e in ceramica che si possono incollare sul pavimento esistente. Se questa soluzione non ci convince o costa troppo, si può valutare di modificare il pavimento esistente tramite colorazioni superficiali o levigando e cambiando il trattamento superficiale dell’olio o della vernice ad acqua, se si tratta di legno.


Sempre seguendo l’istinto, se qualche oggetto non ci convince in un angolo iniziamo a svuotare quella zona accantonando momentaneamente gli oggetti che vivevano lì. Dal vuoto nasceranno idee per sistemare quell’angolo nel modo che ci appartiene di più o che ci è più funzionale.
Una cosa molto utile da fare, una volta svuotato la zona da cambiare, è raccogliere immagini con idee che piacciano a tutti per la funzione che quell’angolo svolgerà nella casa. Assieme a queste immagini e altre scelte di struttura possiamo comporre un’unica pagina o vassoio con materiali, che in termine tecnico si chiama moodboard, contenente tutti gli elementi che vogliamo cambiare o inserire in casa. Facciamo attenzione a non farci sfuggire il sapore generale dello spazio dando un’armonia unica e senza stacchi violenti tra una stanza e l’altra.

Ogni mese o ogni due mesi possiamo prenderci cura di un angolo diverso o di un cambiamento di struttura diverso, in questo modo, senza troppa fatica, il luogo che abitiamo nel giro di qualche mese o qualche anno, potrà diventare esattamente quello che fa al caso nostro. Perché fare questo? Per mettere cuore nella spazio che viviamo.
Ho visitato molte case nella mia vita e quelle che definirei belle sono quelle che hanno cuore, che sono amate. Posso anche essere datate, avere bisogno di essere ristrutturate come base, ma se c’è il cuore saranno sempre accoglienti, faranno vivere bene le persone che abitano quegli spazi e quelle che passano anche solo per qualche ora.
Prova a rimettere in discussione funzioni e spazi, prenditi cura della struttura, se il tempo non c’è può essere trovato cambiando un poco le abitudini anche solo per un periodo…provare per credere.

Per maggiori info: www.elisaannoviarchitetto.com
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