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La Cura

A cura di Elisa Annovi

È una passione giocosa, un buon sentimento, uno sguardo e un pensiero
che non si riposa. È la vita che accade. È la cura del tempo
È una grande possibilità!”

Così canta il poeta moderno.

Cura” è una parola molto interessante, la sua etimologia latina (cura e prima ancora coera) trova la radice nel sostantivo Cor cuore.

È di fatto un prendersi a cuore qualcosa, qualcuno.

Cura significa allora premura, sollecitudine, diligenza, zelo, attenzione, delicatezza espressa verso l’oggetto della cura, così ci dice il vocabolario.

Nel nostro immaginario gli spazi che viviamo, siano essi di vita o di lavoro non hanno bisogno della nostra attenzione al di là del tempo per svolgere le pratiche di pulizia adeguate a mantenere un determinato livello di igiene che consideriamo giusto.

Siamo anche abituati a pensare ai luoghi come qualcosa di immobile, sempre uguale.
In realtà, gli spazi che viviamo subiscono continue variazioni, perché il tempo passa anche su di loro e perché noi e le nostre abitudini, abbiamo il potere di modificare gli spazi. Così come di continuo accumuliamo nei luoghi, oggetti, libri e altri accessori.
Ecco allora che gli spazi che viviamo hanno bisogno, a più riprese, che noi ce ne prendiamo cura.

Cura dei luoghi
Cura del giardino
Cura del balcone

Da architetto una domanda che mi viene fatta quando c’è da fare la scelta dei componenti è : “Qual è quello che non ha bisogno di manutenzione?”
È importante fare le scelte su riflessioni che tengano conto della praticità, ma bisogna stare attenti perché questo criterio spinto al limite finisce per sostituire l’erba vera con quella sintetica, i componenti in legno con quelli in plastica, le pitture salubri in calce con quelle plastiche molto lavabili che si sporcano meno.

Ovviamente è più che legittimo poter scegliere come spendere il proprio tempo. Pretendere però che un prodotto appartenente a questo mondo, e quindi soggetto al divenire come noi, non abbia mai bisogno di manutenzione è un concetto che condotto all’estremo può toglierci tutta una serie di benefici nel presente.

In molte tradizioni spirituali orientali e occidentali la cura del luogo in cui si vive o si lavora è una pratica di benessere per se stessi. Rispondere a questi doveri, in effetti, ci aiuta a trovare il contatto con noi stessi, la quiete e la presenza nel momento.
L’osservazione delle mani che si muovono senza aver bisogno che sia la mente a guidarle per qualche tempo è una grande meditazione mindfulness, come la chiamiamo oggi.

Cura dei luoghi cucina

Dal motto occidentale “ora et labora” dei benedettini all’atteggiamento Zen giapponese di pulizia e sistemazione (oggi diremmo styling) degli spazi fino ad arrivare alla disciplina indiana del Karma Yoga, l’occasione di coltivare un atteggiamento di distacco nello svolgere le nostre attività, facendo ciò che dobbiamo senza aspettarci riconoscimento di meriti speciali con un’attitudine di contentezza è visto da tutte le vie spirituali come una occasione per portare la presenza nel attimo, qualsiasi cosa si faccia.

La Gita parla chiaro, attraverso le parole di Shiva ad Arjuna che è confuso poiché gli viene chiesto di occuparsi delle faccende terrene dopo che gli è stato spiegato quanto la conoscenza e l’intelligenza siano superiori alle opere.

“Colui che domina i sensi con la mente e che, senza attaccamento, intraprende, servendosi dei suoi organi d’azione, lo yoga delle opere, costui eccelle, o Arjuna.
Compi dunque l’azione che ti è stata prescritta, poiché l’agire è superiore al non-agire; senza l’azione non potresti mantenere nemmeno la vita fisica.” Canto 3,7-8 Bhagavad Gita

Dunque bene la conoscenza, l’intelligenza, le posizioni, la meditazione, a cui si aggiunge
il karma yoga (yoga delle opere) inteso con il mettere amore e cura in ciò che si fa, unendoci alla presenza divina in ogni cosa, andando oltre la separazione.

Cura dei luoghi orto
Cura dei luoghi yoga

È evidente che presuppone un desiderio di spostare la nostra pratica dal tempo che possiamo dedicare alla yoga sul tappetino a tutte le altre ore di veglia della giornata, ed è evidente che significa scegliere una via più “spirituale” di agire e di vivere ed è un mettersi a disposizione per vedere in tutto quello che facciamo un’occasione di crescita.

È un salto e nemmeno tanto di moda, diciamo un po’ controcorrente, o forse semplicemente che non appare. Ad esempio, cercando #karmayoga sui social escono tantissime foto di yogi in asana più o meno scenografiche e solo alcune di persone che stanno facendo i loro doveri con contentezza, che però ci tengo a condividere, perché dai loro occhi molto si coglie.

cura dei luoghi cucina e yoga

È evidente che quando si è presenti nel momento non viene spontaneo pubblicare una foto con un hashtag, quindi cercare sui social probabilmente non è il canale giusto, ma è anche divulgato poco questo aspetto della vita yogica, si incontra negli ashram meno dei discorsi di ogni giorno.

Perché prendersi cura degli spazi è anche una pratica di benessere?

Da anni ormai il grande movimento del decluttering e dello space clearing ci invita a chiederci di ogni singola cosa che “abita” con noi se vogliamo tenerla, se ci dà gioia, come dice Marie Kondo, o se è lì semplicemente perché l’abbiamo appoggiata in quel luogo anni fa.
Già perché se non lo facciamo, e se non abbiamo l’abitudine di selezionare in modo fermo e attento ciò che portiamo in casa, finiamo con l’avere luoghi pieni di oggetti, che tolgono spazio al nostro vivere o tolgono aria al luogo, forse addirittura senza che quegli oggetti ci servano o ci piacciano veramente.

Allora con un piccolo sforzo possiamo pensare gli spazi che viviamo ogni giorno come passibili di cambiamento, possiamo capire se abbiamo dei bisogni che non vengono più soddisfatti da loro o nuove esigenze dovute a cambiamenti di vita sopraggiunti e possiamo provare a renderli più utili e di sostegno al nostro abitare, semplicemente immaginandoceli diversi.

ordinare gli spazi

Quando finalmente guardiamo un luogo con questo nuovo punto di vista, togliendo la visione di abitudine e attivando la visione delle potenzialità, iniziamo a notare qualche incongruenza, qualche dettaglio inappropriato e possiamo decidere di prendercene cura.

Come farlo?

A mio vedere esistono diversi modi, e per ciascuno di essi esistono dei livelli con sfumature e coinvolgimento del corpo e della mente diverso.

I tipi di cura che normalmente suggerisco sono tre: giornaliera/settimanale; mensile/bimestrale; stagionale/semestrale.
Per ciascuno di essi esistono tre livelli: cura della pancia, cura della mente, cura del cuore.

Inoltre, le cure possono essere affrontate con due modalità molto diverse, in base alla propria indole c’è chi preferisce la via dell’eremita e chi preferisce la via del gruppo.
Nel primo caso, in genere si tratta anche di persone con spiccata attitudine al silenzio, l’attività può diventare solitaria e ben presto meditativa; nel secondo caso la condivisione di doveri e scelte spinge l’attività più verso l’allegria e la giocosità.
Dalla mia esperienza l’eremita tenderà a sistemare il proprio spazio quando è lasciato libero da altri individui, chi ama il gruppo aspetterà che il luogo sia pieno di persone che possano aggiungersi ai lavori.

Di certo alcune cure profonde ad esempio nei lavori stagionali, difficilmente possono essere eseguite completamente da soli, più spesso abbiamo bisogno di spostare mobili o grandi quadri e farlo in due è meno faticoso e più divertente, così come il sistemare gli spazi esterni, gli arredi da giardino o da balcone.

Cura dei luoghi cibo

Per non intentare imprese titaniche che possono vedere il nostro programma fallito sul nascere la cosa migliore è conoscere i tre tipi a fondo livello per livello, programmarsi essendo obiettivi sul tempo e le nostre capacità e poi iniziare.

Nei prossimi post troverete gli approfondimenti, nel frattempo osservate con che attitudine fate le opere che vi competono, c’è la richiesta di un riconoscimento del vostro merito? Lo fate con la presenza al momento? Con contentezza?
Fatemi sapere e se volete fatevi fare una bella foto di occhi felici nel fare i propri doveri e diffondetela, se il #karmayoga #loveinaction #reyoga diventasse contagioso diminuirebbero contemporaneamente le lamentele e aumenterebbero i sorrisi…

Namasté

Per maggiori info: www.elisaannoviarchitetto.com
Facebook: Elisa Annovi Architetto

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