Come essere umani siamo nati e abbiamo vissuto a lungo all’esterno. Questo è il motivo per cui la luce naturale regola i nostri bioritmi e le nostre attività.

Da qualche tempo però, in realtà piuttosto poco, se consideriamo le centinaia di millenni da cui l’uomo abita la Terra, ci siamo abituati alla luce artificiale. È molto comoda, prolunga l’orario del nostro fare, a volte anche oltre i limiti del benessere.
Ma che differenza c’è realmente tra la luce naturale e quella artificiale? Non entro in ambito fisico ed eccessivamente tecnico, vi propongo un’esperienza che può essere fatta da tutti facilmente. Provate a guardare uno stesso materiale che si ha nell’ambiente in cui si vive o un semplice cucchiaio di legno alla luce dal sole e alla luce artificiale per scoprire quante informazioni in meno ci dà quel materiale alla luce artificiale.
Perché? La luce naturale è più profonda, crea sui materiali riflessi e ombre più interessanti, più stimolanti ai nostri occhi, soprattutto se questi materiali sono naturali: legno, tessuti, pietre, fibre, carta, intonaci, piante, alberi, fiori. Tutto prende interesse e rivela dettagli stimolanti per la nostra vista, per i nostri organi di senso in generale.
Questo è in realtà il motivo per cui gli spazi chiusi che viviamo dovrebbero essere ben illuminati durante il giorno; l’esposizione delle finestre, inoltre, incide tantissimo sulla qualità della luce che entra in casa.
Le finestre ad est, ad esempio, ricevono la luce briosa e fresca del mattino, sono perfette per le cucine i soggiorni e volendo per le camere da letto, nelle mezze stagioni entrerà in casa e in estate ci travolgerà solo nelle prime ore del giorno.


Le aperture a sud danno una luce piena e intensa del mezzogiorno, hanno la fortuna di auto-schermarsi in estate, visto che la luce è molto alta nel cielo, e quindi possiamo lasciare gli oscuramenti aperti senza surriscaldare gli ambienti interni.
Ad ovest la luce è calda e prende i toni rossi-arancio del tramonto, questa è l’esposizione peggiore per l’estate che ci obbligherà a chiudere gli oscuramenti per evitare abbagliamenti. L’esperienza di essere in auto al tramonto con il sole in faccia prima o poi l’abbiamo fatta tutti; oltre alla luce, in estate entra il caldo poiché il sole verso sera è ancora molto intenso.


A nord la luce è sempre un po’ fredda, ha un colore più vicino all’azzurro che al giallo, perfetta per studiare o lavorare, poiché di fatto è una luce senza variazioni di intensità significative durante la giornata. Tutto uno spazio esposto solo a nord avrà bisogno di toni caldi all’interno per stemperare o di materiali caldi come il legno.
Gli ambienti luminosi sono molto belli, da un po’ di anni vanno molto di moda grandi vetrate, in stile nordico, anche in Italia. La nostra tradizione però ha sempre prediletto finestre piuttosto piccole, magari con tagli verticali (più alte che lunghe) e il motivo è il riparo dal sole estivo: illuminano senza accumulare troppo calore scaldando solo una parte piccola di pavimento. Spesso nelle Regioni del sud Italia proprio per questo motivo, la parte finale delle finestre non è vetrata ma opaca.


Se andate a cercare tra le vostre esperienze qualche visita a palazzi o castelli italiani dalla fine del cinquecento al novecento vi ricorderete di quegli ambienti come bagnati da una luce piacevole. Il ritmo delle finestre in quei locali è costante, stessa distanza, stessa dimensione e questo porta ad ottenere spazi illuminati in modo uniforme, cosa che già di per sé porta armonia. È una strategia che ritroviamo in tante culture, anche nell’architettura religiosa, pensiamo ai templi greci o a quelli indiani o di altre religioni. Ritmo e uniformità nella stessa stanza.
Scegliere ambienti luminosi, con un controllo dell’abbagliamento assicura un buon comfort visivo diurno. Nel caso di finestre ad est ed ovest saranno essenziali oscuramenti esterni e tende interne per regolare l’intensità della luce che entra.
Come fare quando scende la sera?
Il tema della luce artificiale è piuttosto complesso ma valgono alcune regole semplici.
Prima di tutto, ha senso nelle stanze in cui facciamo più attività, avere più scenari possibili di luce. In un soggiorno, ad esempio, deve esserci uno scenario “tutto acceso” che permetta di vedere bene. Il calore di questo scenario dovrebbe essere bianco caldo intorno ai 3500/3000°K (per i gradi kelvin, si trova l’indicazione sulla scatola delle lampadine). Solitamente questo scenario preferisco farlo con i led, poiché consumano meno e sono già presenti in tanti corpi illuminanti. A seguire servono una o più luci puntuali, ottenibili con una lampada da lettura, da terra o da tavolo, vicino al divano o alla poltrona, che possono essere tra i 3000/2700°K. Per questa posizione io consiglio lampadine a basso consumo normali o alogene per la pienezza della luce che emettono, migliore per leggere sui libri cartacei o per lavorare con le mani disegnare o altro rispetto al led.


E infine, è giusto studiare una luce soffusa molto calda, quella del fuoco, delle candele, delle lampade di sale, possibilmente tra i 2700/1500°K, una luce per intenderci arancione/rossa. Questa possiamo tenerla accesa quando guardiamo un film o come luce di cortesia. Consiglio di procedere in questo modo in tutti quegli ambienti che usiamo molto, in modo da poter regolare, come fosse il volume di una musica, la quantità di luce di cui abbiamo bisogno momento per momento; scegliendo il comfort giusto per quello che vogliamo fare.
Ovviamente anche uno yoga studio segue questa regola, in questo modo quando fuori fa buio possiamo tenere “tutto acceso” nella pratica delle sequenze più yang, luci puntuali nelle fasi più Yin e luci di cortesia calde nel momento del rilassamento finale.
Usando la stanza per altri motivi, possiamo regolare mix di questi tre scenari in base alla sensibilità dell’insegnante di turno, che faccia bagni sonori o meditazioni in movimento, ad ogni attività si deciderà come regolare con facilità le luci.
Per questo motivo diventano importanti le “accensioni”, gli interruttori. Il mio consiglio in questo senso è di dividere in due accensioni le luci “tutto acceso” in modo armonico, quindi se la stanza ha quattro pareti e quindi 4 applique, far accendere assieme le applique opposte. Dividere in due le lampade da terra o le luci puntuali (a volte negli yoga studio sono faretti che illuminano immagini o simili). E un accensione per le luci molto calde.
Nel caso ci sia già l’impianto elettrico fatto esistono in commercio accessori per trasformare prese normali in prese comandate, spesso sono accompagnati da telecomandi per poter regolare le luci da un unico punto.
Con le tende giuste in base all’esposizione delle finestre e le luci artificiali ben posizionate qualsiasi luogo diventa un luogo confortevole. Se c’è qualcosa che non va nelle luci dello spazio in cui passi molto tempo prova a fare qualche piccolo cambiamento, ti accorgerai che non è poi così piccolo nel comfort che può dare.
Godiamoci gli spazi dentro in attesa di tornare a praticare fuori.



Buona sperimentazione!
Namasté
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