fbpx
Scroll Top

Le Orecchie, il suono e il silenzio dello Studio

A cura di Elisa Annovi

Molti testi Yoga antichi (Hathayoga Pradipika, Siva Samhita per citarne due) concordano con l’idea che lo yogi debba ritirarsi in un luogo appartato nella natura, un luogo semplice con arredo essenziale, separato dal mondo esterno tramite un muro che crei uno spazio protetto in cui praticare.
Per quanto una foresta, o un bosco alle nostre latitudini, possano essere appartati in realtà sono sempre pieni di vita, di suoni, di stimoli. Motivo per cui tutti i testi in breve tempo arrivano ad insegnare il ritiro dai sensi, l’esclusione degli organi di senso uno alla volta per arrivare al silenzio interiore.

bosco

Ora ovviamente chi vive in città e fa yoga ha scelto una via per la propria disciplina che non è quella dell’eremita. Allo stesso tempo arrivando dai suoni della città, e delle nostre vite dense di chiamate e stimoli uditivi, sicuramente un luogo “appartato e silenzioso” in cui mettersi in contatto con il proprio corpo prima e la propria interiorità poi è quello che molti praticanti cittadini cercano. Come assicurare un luogo confortevole da un punto di vista acustico? Tutte le considerazioni che seguono valgono sia per uno Yoga Studio che per la propria abitazione; in ambito di acustica non cambia la progettazione del comfort. Prima di tutto sarebbe saggio isolarsi dall’esterno, le finestre e le vetrate di solito sono il punto più delicato acusticamente, servirebbero finestre con guarnizioni e una posa delle stesse, collegamento finestra-muro, con sigillature ben fatte. Ci sono elementi oscuranti come le tapparelle che hanno cassonetti che permettono all’aria di entrare direttamente in ambiente e insieme all’aria portano i suoni della strada e della città fuori dallo spazio. Quando abbiamo tapparelle possiamo intervenire sigillando bene il cassonetto nella sua apertura per l’ispezione e sigillando anche tra muro e cassonetto. Se i muri esterni sono molto sottili possono far entrare il suono, le vibrazioni o altro, in questo caso, se si vuole isolare anche termicamente si può scegliere un isolante fibroso in modo da isolare anche al suono oltre che al freddo e al caldo.

spazio di meditazione

Una volta risolti i suoni dall’esterno è necessario prestare attenzione a quelli che possono provenire dall’interno. Ho già consigliato di separare la zona di ingresso dalla Yoga Shala tramite un piccolo disimpegno con due porte, necessario perché le porte interne non hanno guarnizioni e non hanno isolamento acustico al loro interno. Inoltre, se la parete della Shala è da fare in cartongesso consiglio di mettere isolante nell’intercapedine in modo da attutire gli eventuali suoni del parlato nella stanza accanto, facendo particolare attenzione alla sigillatura dell’attacco della nuova parete al pavimento e al soffitto, due lastre di cartongesso una intercapedine di 8 cm di fibra di legno morbida ben distribuita e altri due lastre già fanno tanto se lo spazio è poco, se vogliamo assicurare assoluto silenzio serve un altra intercapedine anche da 6 cm e altre due lastre.
All’interno dello yoga studio possono aiutarci tessuti alle pareti, o altri decori morbidi oppure tende oppure cuscini messi qua e là possono che smorzano l’effetto eco dato dalle superfici dure, in modo che anche il suono dell’insegnante non abbia fastidiosi riverberi.

yoga studio acustica

L’equilibrio tra superfici morbide e dure è molto importante per le nostre orecchie, ma non solo. Lo è anche per la sensazione di accoglienza o distacco che abbiamo del luogo. Laddove non è necessario alla pratica la presenza di morbidezza dà un comfort sensoriale sempre gradito, con il risvolto di aiutare ad avere un’acustica con bassi tempi di riverbero. Nel caso di pavimenti in marmo o simili saranno sicuramente necessari accorgimenti per rendere morbido l’ambiente. Anche il verde aiuta a smorzare l’effetto eco se la chioma è posizionata all’altezza dell’emissione del suono. Siamo arrivati ad ottenere in questo modo un ambiente silenzioso che facilita il rilassamento, la concentrazione rilassata, il contatto con l’interiorità.

A questo punto, volendo, possiamo inserire suoni. C’è chi pratica in silenzio, chi ascolta mantra cantati, chi musica con effetti di natura, in base alle proprie esigenze. La diffusione dei suoni è anch’essa un’arte, ecco allora due consigli pratici per avere una diffusione confortevole.
È sempre preferibile utilizzare casse stereo (stereofoniche) poiché le monofoniche riducono l’esperienza sensoriale del suono alla parte alta del nostro corpo, cuore/testa. È sempre preferibile dislocare le casse in più punti in modo da non avere una direzione del suono, nel caso di casse mono-direzionali, oppure se l’ambiente esistente non permette di avere più casse, meglio preferire diffusori che emettono suono a 360°.

statua
statua yogi

La musica è una buona alleata ogni qual volta non interveniamo in modo massivo sull’edificio e non riusciamo a rendere completamente silenzioso lo spazio, meglio sentire un flauto bansuri che i clacson fuori dalle finestre. Voi che preferite? Il silenzio o la musica durante la pratica? Io personalmente preferisco il silenzio quando sono all’aperto e la musica quando sono in uno spazio chiuso.. ma non è una regola fissa. Progettare il silenzio ci lascia la libertà di scelta in ogni momento, in base ai desideri e alle necessità.

 

Namasté

Per maggiori info: www.elisaannoviarchitetto.com
Facebook: Elisa Annovi Architetto

Articoli simili
Clear Filters
Il cartone prima di buttarlo, riusalo!
L’armonia dei colori
La Mente dello Studio

Aggiungi un commento