“Lo yoga in convalescenza” a cura di Claudia Sponton
Lo yoga mi accompagna da molti anni, più di venti. Con “yoga” mi riferisco non solo alla pratica degli asana, ma ad un mondo più ampio che include anche meditazione, studio, condivisione, riflessione e canto, una modalità di esistenza che permea di sacralità la vita quotidiana. Vivo la pratica dello yoga essenzialmente come allenamento per il corpo, preghiera in movimento e viaggio verso casa, verso quella parte più profonda e autentica che è in ognuno di noi, immutabile e pura. Mi aiuta a rimanere in contatto con me stessa, a scoprirmi con curiosità e ritrovarmi quando mi perdo.
Uno dei miei motti è: coltiva la pratica e la pratica ti sosterrà quando ne avrai più bisogno.
Infatti, posso dire che lo yoga in convalescenza è arrivato e mi ha aiutato.
Ogni volta che srotoliamo il nostro tappetino e ci dedichiamo a noi stessi, ci stiamo facendo del bene a livello fisico, mentale e spirituale, e stiamo facendo un investimento a lungo termine, una monetina nel salvadanaio della nostra vita.
Sono nata e cresciuta in Italia, dove ho vissuto in diverse città, poi 7 anni a Santiago del Cile e 7 anni a Londra.
In situazioni di grandi mutamenti attraverso diversi mondi, lingue e culture, lo yoga mi ha aiutata a trovare un elemento comune di “casa interiore”.
Mi ha aiutata a trovare un equilibrio tra radicamento ed espansione, sia a livello fisico che mentale, mi ha allenata a restare presente nel cambiamento e scegliere di vedere la bellezza, di accogliere i momenti difficili come opportunità di crescita e apprendimento. La recente pandemia ci ha catapultati tutti all’improvviso in un mondo nuovo e sconosciuto, nessuno escluso, ci ha richiesto capacità di adattamento e flessibilità, un po’ come quando si cambia paese.
Io il coronavirus l’ho preso.
Non è la prima volta che un problema di salute cambia i miei programmi, ma si sa che la vita è ciò che accade mentre si fanno altri progetti (John Lennon)!
La prima settimana l’ho vissuta chiusa in casa, in totale isolamento, in una situazione di incertezza molto destabilizzante in cui nessun medico poteva venire a visitarmi e mi si diceva di chiamare l’ambulanza se avessi avuto difficoltà respiratorie o se la febbre fosse aumentata fuori controllo. Ho momentaneamente vissuto di cibi pronti surgelati che dovevo solo mettere nel microonde per pochi minuti, acqua, zenzero e vitamina C (ciò che il livello minimo di energia mi ha consentito). Ho perso il senso dell’olfatto, sintomo molto tipico. Quando non senti gli odori ti rendi conto di quanto il senso dell’olfatto sia costantemente attivo e presente nella percezione dell’ambiente esterno, molto di più di quanto si creda. Il non averlo ha accentuato quella sensazione di destabilizzazione e incertezza nel non sapere come sarebbe stata l’evoluzione della malattia.
Intanto fuori dalle finestre si cantava, si applaudiva, si cercava così disperatamente di essere uniti nella distanza fisica.
C’ero anch’io. Per qualche giorno ho seguito in modo compulsivo il telegiornale, le reti sociali e tutti i programmi sul coronavirus, nell’illusione che così facendo avrei avuto la situazione sotto controllo. Ho anche ascoltato musica, chiacchierato con amici e familiari, praticato un po’ di yoga, ascoltato quello che mi stava succedendo e guardato i colori del cielo. In fondo sono abbastanza allenata alla solitudine e al cambiamento, e comunque avere una casa e l’accesso ad un buon sistema di salute pubblica sono privilegi non scontati.

Dopo una settimana di febbre altalenante, forti mal di testa, spossatezza e sensazione di ossa rotte, ho sentito che le mie condizioni stavano peggiorando e ho chiamato il 118. Mentre aspettavo l’ambulanza ho avuto paura. Seduta di notte da sola sul divano, immobile, è successa una cosa bellissima.
All’improvviso e senza volerlo mi sono sentita nella posizione di virabhadrasana II, come se fossi in questa posizione e sperimentassi tutta la centratura, la stabilità.
Lo yoga in convalescenza: il guerriero 2 è rimasto a farmi compagnia un bel po’ di tempo, facendomi sentire i piedi ancorati a terra, le gambe forti e stabili, il tronco presente al centro, le braccia determinate e lo sguardo focalizzato su un obiettivo. Continuavo ad aspettare, avvolta da una coperta, e senza muovere un dito mi sono lasciata trasportare mentre la serie dei guerrieri continuava ad arrivare a farmi compagnia e sorreggermi, ed ecco dunque arrivare virabnadhrasana I, ad alimentare il mio coraggio con il suo slancio verso il cielo, e infine virabadrasana III, l’apice, è rimasto in me con un equilibrio così intenso su un solo piede, che avrebbe potuto reggere il mondo intero.
È stato come se fossero venuti a soccorrermi tutti i guerrieri eseguiti in questi 20 anni di pratica, erano con me nell’allineamento interiore.
Come spesso dice il mio Maestro, ad un certo punto
potremmo non riuscire per varie ragioni ad eseguire neanche gli asana che ci risultano più facili, ma se pratichiamo in modo costante e consapevole quello che rimarrà sarà l’allineamento interiore. Ho sperimentato proprio questo, ed è stata una meravigliosa rivelazione.
Sono stata ricoverata una settimana con una polmonite da covid-19, ma fortunatamente senza necessità di supporto di ossigeno. In quel periodo ero grata del fatto che molte persone si occupavano di me e della mia salute (e mi davano da mangiare cibi più nutrienti dei surgelati!).
Non dovevo fare altro che affidarmi alle cure, rilassarmi e soprattutto SCEGLIERE di sostare su una piattaforma di ottimismo negli inevitabili momenti di timore, scegliere di non scendere da quella piattaforma.
Mi sono nutrita della vicinanza virtuale delle persone care, qualche sorriso a me stessa, ho praticato yoga in convalescenza facendo meditazione anche diretta online (per fortuna l’Ospedale aveva il wi-fi!), mantra, ascoltato molto il mio corpo per rivitalizzarlo senza stancarlo, qualche ballo estemporaneo e soprattutto ho coltivato il contatto col mio RESPIRO.
In questo viaggio attraverso il coronavirus ho raccolto in un quadernino riflessioni, disegni, dolci parole delle persone care, progetti. Ho sentito il desiderio di aiutare chi sta attraversando una malattia o è in convalescenza, condividendo ciò che ha aiutato me. Per questo ho creato una serie di video su YouTube che ho chiamato vivayoga viavirus, momenti di pratica e cura di sé. Spero di poter dare un piccolo contributo perché la pratica dello yoga si diffonda come parte di noi e della nostra vita, per non fare yoga ma essere yoga. Grazie.
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