Mi chiamo Antonio Nuzzo. Lo yoga che pratico decorre dalla tradizione dello Hatha yoga.
Ho iniziato a praticare lo yoga grazie ad un amico che ho conosciuto in campeggio, quando avevo l’età di 16 anni: questo amico era un francese che viveva a Parigi e praticava yoga con i suoi genitori da un insegnante di yoga Parigino. È stato lui a farmi incontrare le prime posizioni di yoga, che praticavamo insieme sulla spiaggia, la mattina.
Poi mi mandò un libro sullo yoga: questo libro era “Imparo lo yoga”, “J’apprends le yoga” di André Van Lysebeth. Fu così che conobbi André Van Lysebeth, prima attraverso il suo libro e poi di persona. Da lì è iniziato il mio lungo percorso con lui che è durato più di 10 anni.

Insegnare lo yoga è nato da un’esigenza: ho sempre vissuto a Roma e mi sono trovato a contatto con la realtà yoga che c’era in quell’epoca, cioè tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Lo yoga in quell’epoca aveva un’impronta di magia, non era la situazione dello yoga di oggi, la gente non sapeva nulla di yoga.
Quindi c’era bisogno di sapere. Sapete, negli anni ’60-’70 la situazione era diversa: non c’erano i computer, non c’era possibilità di avere informazioni facilmente, anzi, incontrare o leggere dei libri di yoga era una cosa molto rara. Quindi l’informazione sullo yoga era necessaria e lì ho capito che era importante fare qualche cosa.
Fare yoga è stata la risposta ad un bisogno,
io mi sono sempre posto al servizio del bisogno che avevo attorno a me.
Mi sono reso conto che lo yoga era poco conosciuto e mal conosciuto. Per mia fortuna, l’insegnamento di André Van Lysebeth mi ha chiarito le cose in un modo estremamente efficace, dandomi subito delle informazioni esatte sullo yoga.
Quindi ho incominciato ad insegnare, e da quel momento in poi ho visto che la risposta era enorme. Ho avuto delle classi piene di praticanti di yoga: negli anni ’70 era uno dei pochi insegnanti in Italia.

Lo yoga per me è un modo per imparare a cambiare dei processi interni e interiori condizionanti.
L’energia dell’uomo è condizionata dal pensiero e bisogna rendere il pensiero puro affinché l’energia sia pura. Per ottenere questo bisogna utilizzare l’intero corpo, l’essere nella sua globalità. Bisogna educare il corpo, educare il respiro ed educare i processi mentali che devono fluire, in modo che non possano avere un uno sviluppo profano ma possano avere uno sviluppo spirituale.
Che cosa c’è di diverso tra un pensiero profano e un pensiero spirituale: il pensiero profano è il pensiero che si attacca al risultato dell’azione che uno svolge; il pensiero spirituale è un pensiero libero dal risultato dell’azione.
Riuscire a condensare lo yoga in una parola non è semplice ma ci provo:
per me lo yoga è “educarsi a vivere”.
Contatti dell’insegnante:
Sito Web: www.centrostudiyogaroma.com
E-mail: antonionuzzo@centrostudiyogaroma.com